martedì 17 maggio 2011

La noia.
Come uno strano modo di proiettarsi agli altri arriva quando vuole. Ti senti perso e il tuo corpo non trova il giusto equilibrio che cambia ogni secondo. Ti siedi, come se qualcosa attendesse la tua attesa, poi ti guardi attorno a te e scopri di essere trasparente. Non ci sei con te stesso e non esisti per gli altri. Lo stomaco ti si chiude e tutto ciò che pareva limpido, si circonda di una fitta nube che non ti lascia scampo. Pare di soffocare e quelle forze che tanto ti facevano emergere in mezzo a tutti, paiono non esserti mai appartenute. Ti lasci andare e la noia ti assale. Nessuno più ti ama, ma in realtà, e' che sei tu che hai smesso di amare te stesso.

lunedì 2 maggio 2011

Colloquio.
Fuori piove ancora; Milano si è svegliata avvolta dalla foschia che l'umidità crea nella stagione più calda dell'anno. Sono in ritardo e mentre bevo il caffè, guardo la sveglia che sembra sottolineare i miei modi troppo lenti in una giornata così importante! Mi lavo e poi mi vesto perdendomi in una giacca e lascio il mio nido. Percorro velocemente il viale alberato, approfittando della pausa che la pioggia concede alla mia corsa. Arrivo alla metropolitana, scendo velocemente le scale e mi lancio nel treno rimasto in attesa. Mi siedo e a poco a poco assaporo il silenzio che si fa più intenso. Solo lo stridere delle ruote d'acciaio a contatto con i binari, sveglia di tanto in tanto gli occupanti della carrozza persi al loro destino! Le porte si aprono e si chiudono ad ogni fermata e la gente sale e scende in modo ordinato, come se un direttore d'orchestra li stesse guidando. Poi tutto si perde nel rumore metallico del treno. Solo quando sono a metà strada e la mia ansia regola i miei battiti, la tranquillità che a accolto gli altri occupanti del treno, viene offesa dal frastuono di una musica mal odorante che 4 persone improvvisano nel fondo della carrozza. L'ennesima richiesta d'aiuto di chi cerca fortuna qui, nella mia città. Il suono diviene insopportabile e aumenta con l'avanzare della posticcia band! Dov'è il direttore d'orchestra che dava ordine alla vita. Non li sopporto più e attendo che la mia fermata arrivi, ma nulla. Poi scendono senza successo, forse a causa della loro sfacciataggine nell'aver distolto tutti dal proprio mondo. Ecco la mia fermata. L'ansia ormai mi guida e non mi permette di capire cosa succede. Un taxi, Milano alle spalle e arrivo al mio colloquio.